La fotografia è il pilastro della mia vita, diventato tale attraverso una somma di avvenimenti che solo in parte comprendo. È stato inevitabile.
Fin bambino racchiudevo i momenti particolari, come lo possono essere le gite scolastiche o le vacanze per un bimbo. Poi dopo anni di attesa, ho acquistato la mia prima reflex che mi ha permesso non solo di esprimere la mia personalità e di imprimere la vita in uno scatto, ma anche di avere esperienze lavorative nell’ambito fotografico come matrimoni, feste, eventi sportivi, serate in discoteca: esperienze sicuramente formative ma che non sentivo però appartenermi.
Intrapresi quindi un percorso di studio è indagine fotografica entrando in contatto con il reportage e la street photography; contemporaneamente mi avvicinai anche alla fotografia analogica, nella quale ho trovato il mio habitat naturale, composto da scatti sviluppati in casa nel buio e nel silenzio contemplativo.
Il mio primo vero e proprio reportage l’ho realizzato nella mia città natale, dedicato alle attività per gli individui in situazioni difficili: raccontare queste piccole e al contempo grandi storie appaga la mia necessità di comunicazione e narrazione della realtà.
La street è la mia dimensione primaria, un percorso imprevedibile dove gli obiettivi e i progetti vengono travolti dalla realtà: la strada mostra ciò che posso catturare, e io lo faccio.